Gianni Placido
"La prima volta che sentii suonare il didjeridoo ero sull'isola di Ibiza in compagnia di un amico al termine di un tour "on the road" e da allora ne rimasi letteralmente fulminato. Vi era e vi è tuttora come un'immediata corrispondenza corporea tra la vibrazione, il ritmo, il suono del didji e le mie emozioni che non implica subito la trasposizione in un linguaggio verbale né la mediazione tramite tasti, corde, pelli ecc. come in qualsiasi altro strumento musicale. Negli anni ho fatto mio un detto aborigeno che disvela il suo significato tanto più approfondisco lo studio del didjeridoo: "Segui la tua Via e non competere con lo strumento". Quel "non competere" è per me, l'aspetto etico della pratica: non dimostrare niente, non entrare in una dinamica di uso e consumo, non ridurre ad oggetto l'esperienza, non gareggiare...appunto, poichè in ultimo il didjeridoo è un mezzo e si compete solo e sempre con sé stessi. Un rischio sempre in agguato e una pratica senza fine!"