Salve Andrea, ho visto il sito e volevo fare i complimenti per la passione e l’impegno. Suono come batterista in un gruppo di amici composto inoltre da chitarra basso e 2 didjeridoo. I 2 ragazzi hanno diversi tipi di didj e come fondamentale portano mi e re ( o almeno sono quelli + frequentemente suonati).
Scrivo per chiedere qualche informazione in + su come microfonare i didjeridoo. Ho avuto modo di testare come microfoni gli sm57 e sm58 della shure. In genere faccio così nel sound check: visualizzo lo spettro dei vari strumenti sulla fondamentale e cerco di variare i bassi o i medi a seconda delle differenze fra i didjeridoo e il basso. Ma questo provoca un’inevitabile sovrapposizione e copertura da parte del basso. Avrei qualche consiglio su microfono o su tecniche di equalizzazione.
Grazie per l’attenzione.
Nel caso volesse sentire qualche cosa ci trova al seguente link: http://www.facebook.com/pages/Didjalupu/211962725555348
Ciao Alessandro, i microfoni che hai usato sono adeguati. Non mi dilungherei molto per non entrare in quel campo della “filosofia acustica” di chi preferisce microfoni con prezzi a 4 zeri. L’SM57 parrebbe un po’ più indicato, ma uso normalmente il 58.
Di seguito riporto i grafici di risposta dell’SM57 Shure:
e dell’SM58 stessa casa:
si noti la differenza di curva quasi esclusivamente tra 50 e 200Hz. Ciò è perché il primo è indicato per i fiati, il secondo per la voce. Altro fattore importante da valutare è il fattore di prossimità, già trattato qui: http://yidaki.forumup.it/about2036-yidaki.html che ti invito a leggere per l’attinenza con il vostro dilemma.
In sostanza, più ci si avvicina, più i bassi sono evidenti.
Esistono altri due fattori da indagare: [/b]
– lo strumento musicale è adeguato a ciò che si intende fare?
– il modo di suonare è attinente ad un gruppo come il vostro ed il vostro genere musicale?
Rimango sul generico senza entrare sul vostro caso specifico. Se però mi farete avere un mp3 potrò consigliarvi più approfonditamente.
Il problema che sottolinei sussisteva già in passato ma oggi lo è ancora di più a causa del prepotente uso di campane grandi o enormi dovuti ai “nuovi materiali”( plastica e resina) che permettono di avere dimensioni generose senza grossa fatica.
Ciò crea certamente un aumento di volume con un peggioramento anche molto evidente dell’intellegibilità del ritmo o dell’intera struttura del brano. Ciò che ad un orecchio inesperto può essere visto come forte e potente, ad un orecchio più attento è caos e incapacità di mantenere un ruolo adeguato in un ensemble musicale.
Se si suona in un gruppo, tolte alcune eccezioni, le campane dovrebbero stare sotto i 7cm (diametro interno). Anche strumenti molto conici dovrebbero essere utilizzati con attenzione! La storia dei sistemi di amplificazione ci insegna quanto essi siano capaci di amplificare un più ampio spettro di frequenze (in soldoni: + volume): pensa ad un megafono!
Nel caso di una band suonerei con didgeridoo più “cilindrici” e con un timbro più brillante. Un esempio:
http://www.youtube.com/watch?v=0pzTV9Ss0FY
Oppure, volendo rimanere su strumenti conici, farei attenzione ad usare più pause in modo da farne sentire il suono quando c’è ma farne sentire l’assenza quando serve:
http://www.youtube.com/watch?v=dYTULFqAAWU
in ogni caso punterei l’attenzione del suonatore del didgeridoo su suoni più “moderati” una maggiore pulizia del suono, ed a un uso degli armonici definito.
In questo documento trovi alcune analisi di spettro dove gli armonici sono assolutamente visibili ed individuabili così come sono udibili all’orecchio:
http://www.windproject.it/pdf/Studio%20armonici.pdf
Solo dopo aver fatto queste scelte, si potrebbe parlare di equalizzazione.
L’equalizzazione di un solo strumento, senza alcun accompagnamento, in linea generale può contenere qualsiasi frequenza in base alle esigenze: più bassi, più caldo – più alti, più freddo e via dicendo.
Ma quando si suona in gruppo, generalmente le frequenze più basse di ogni strumento vengono tagliate proprio per non avere la sensazione di baraonda.
Senti l’uso delle pause di questa big band:
http://www.youtube.com/watch?v=4KBSteFVINc
gli attacchi ben definiti e il supporto reciproco tra componenti sono l’ottimale che si dovrebbe raggiungere. Nessuno emerge se non necessario, il livello pari tra strumenti crea una texture sonora coinvolgente solo se nessuno tenta di emergere tra gli altri. Nessuno strumento però possiede quel timbro che, ascoltato da solo, fa innamorare del singolo strumento. Hai mai ascoltato un pianista con un pianoforte a coda suonare a mezzo metro da te? Emozione pura!
Per questo motivo ogni bassista vorrebbe sentire i suoi 20hz che gli fanno vibrare il torace, cosi come lo vorrebbe il suonatore di didgeridoo, il basso tuba, il trombone, il sax baritono… tuttavia la band sta impiedi per la capacità di collaborazione dentro e fuori dal palco. Quindi un po’ di bassi in meno per tutti non guasterebbe.
In sintesi, tante informazioni, nessuna soluzione se non quella di provare, limitarsi e trovare gli spazi di ognuno.
Sempre nel brano della Phil Collins Big Band, ascolta l’ingresso del solista col contralto e nota come il gruppo lascia più spazio e si limita ad arricchire il solo.
NB: Ho preso il primo video che ho trovato cercando su Youtube… ma ti invito a cercarne altri in questo ambito.
A presto
Andrea Ferroni www.andreaferroni.it