Bene, veniamo subito alle scintille che scoppiarono quasi contemporaneamente in tutta Europa. A cavallo del 2000, i festival immagino siano nati per la passione enorme di poche persone che certamente hanno avuto il forte desiderio di divulgare la conoscenza del didgeridoo nel modo più ampio e forte possibile.
Non si tratta generalmente di esperti nell’organizzazione ma semmai solo di appassionati che si misero in gioco rischiando personalmente proprio tempo e denari. È importante specificare ciò poiché, nella musica pop, rock, classica, la calca di organizzatori professionisti, associazioni e scuole di musica, per storia, era a quei tempi già ben strutturata.
Gli organizzatori erano pochi, spesso molto buoni e soprattutto molto motivati. Queste erano le loro caratteristiche principali. Geniali e folli … o semplicemente incoscienti che si lanciarono in un progetto nel buio più totale, senza sapere a cosa sarebbero potuti andare incontro.
I primi focolari furono quindi come si potrebbe immaginare, in Svizzera e Germania. Nacquero rispettivamente lo Swizzeridoo e il Dreamtime Berlin Festival. Ma di lì a poco fu un’esplosione. Di certo è da nominare il festival Italiano chiamato Didjefest che si tenne a Cavour nel 2001, sullo stimolo di questo evento, nacquero il “Le reve de l’aborigene” in Francia, ma anche il “Didjin’Oz” a Forlimpopoli qualche anno più tardi.
Fu la svolta, pochi ma grandiosi eventi con musicisti epici, organizzatori coraggiosi che non badavano per nulla a raccogliere consensi da un pubblico vasto ma semmai attenti a soddisfare la sete di didgeridoo, puro, solo o in una band, virtuoso o più introspettivo… ma certamente di altissimo livello. Nelle primissime edizioni non vi era quindi grande possibilità per un esordiente di partecipare sul palco principale, ma era sempre possibile unirsi al coro in un open stage libero e gratuito.
Si tratta del periodo d’oro del didgeridoo.
Per ciò gli spettatori erano in grado di muoversi per migliaia di chilometri per potendo finalmente ascoltare dal vivo il magico suono. L’Europa intera (ma anche America e Australia) si racchiudeva in poche centinaia di metri quadrati, tra gesti e lingue più o meno comprensibili, si iniziò a scambiarsi informazioni, contatti e influenze stilistiche.
Nacquero anche seminari di altissimo livello, come quello ad Arbucies, Barcellona, Spagna nel 2003 durò due edizioni. Evento in cui partecipai come allievo (docenti: Ansgar Stein, Matthias Mueller, Michael Jackson, Lies Bejirink) da cui presi spunto per il “Ritiro di Didgeridoo”dal 2007. Veri e propri incubatori di conoscenze e di scambio sia tra i musicisti ma soprattutto di giovani e motivati esordienti. Per esempio, molti di quei partecipanti hanno oggi carriere da musicista, e tra questi ricordo con piacere anche Francesca Casadei e Fiorino Fiorini, che in seguito diventarono ideatori del Didjin’Oz.
Furono questi incontri a forgiare la scena europea che abbiamo oggi. Dai piccoli focolai partirono piccole schegge che a loro volta crearono nuovi focolai che a loro volta hanno creato nuove schegge che a loro volta crearono nuovi focolai che a loro volta hanno creato nuove schegge che a loro volta crearono nuovi focolai che a loro volta hanno creato nuove schegge che a loro volta crearono nuovi focolai…
In breve in Europa tutto bruciava… e proprio per lo stesso motivo, in molti hanno pensato che avrebbe avuto poco senso viaggiare per ascoltare un “semplice” concerto di didgeridoo. Ce ne sarebbe stato uno magari anche mediocre prima o poi sotto casa. La scena andò normalizzandosi. In un certo senso oggi la scena è molto più viva su un più ampio territorio, ma meno lo è durante i festival. (Per gli audiofili, è come durante l’utilizzo di un compressore, si riducono i picchi e si aumenta il rumore di fondo). Tranne alcune eccezioni in cui l’evento in sé rappresenta un’unità catalizzante, come il già citato “Le reve de l’aborigene”, ogni altro festival, è innegabile, non è più capace di attrarre molte persone oltreconfine… e a dirla tutta, non è poi che gli Italiani si siano mossi molto verso i grandi festival anche durante i mitici eventi di inizio 2000. Ma anche oggi.
Ne visitai alcuni da assoluto neofita, ma ben presto partecipai come musicista, per diversi anni consecutivi, in Francia, Svizzera e Germania, quest’ultimo paese poi ne ha avuti diversi e che ho spesso ben frequentato. In modo più sporadico in Austria, Portogallo, Spagna, Inghilterra, Ungheria, ma assai raramente ho incontrato Italiani.
Bene, oggi la scena è notevolmente più normalizzata. Ci s’incontra sui social, esistono più possibilità che tempo disponibile, tutti organizzano e vorrebbero essere organizzatori, pochi hanno coraggio di rischiare, qualche volta si concretizza un appuntamento ma, parlando chiaramente e senza dipingere in modo migliore rispetto alla realtà un ambiente che amo e mi sta a cuore, molti dei nuovi eventi che esistono non sono che una fotocopia sbiadita e sgualcita di ciò che gli eventi del passato hanno rappresentato. Ma per chi si avvicina al didgeridoo oggi, ogni cosa spesso va bene. Ogni fontana spegne la sete.
Oggi (ma non solo per il didgeridoo) si registrano con sempre maggiore frequenza piccolissimi eventi degni, al massimo, del nome di raduno, pubblicizzati con immagini e volantini dalla grafica eccellente, tanto da sembrare agli occhi di un inesperto, come veri e propri capolavori… ma la realtà è un’altra. Si tratta, infatti, di piccolissimi eventi con poche decine di spettatori, con musicisti che, sempre più spesso, sono rappresentati dagli stessi organizzatori. C’è quindi un po’ di caos, di pessimo gusto, incompetenza, qualche mania di protagonismo e poca voglia di rischiare.
Ma fortunatamente esistono ancora esperienze importanti e interessanti. Scandagliate la rete e non esitate a viaggiare.
Sono stato fortunato. Il primo festival che ho visitato fu il didjefest nel 2001 a 3km da casa mia. E così ho scoperto il didgeridoo. Ma per imparare e crescere, ne ho presi parecchi di voli! Se vi sta a cuore lo strumento, fatelo anche voi. Il costo di un workshop o di un volo, potrebbe non essere una spesa, ma un investimento. Cercate di entrare in punta di piedi, bussando anche più volte alle organizzazioni che vi sembra lavorino meglio, proponete di dare una mano. Crescerete anche voi.
Evitate invece di dare per scontato che ogni porta debba essere aperta per voi Smile
Chiuderei qui quest’articolo. Lo so, temo di aver tradito qualche aspettativa. Qualcuno di voi potrebbe pensare che i miei siano luoghi comuni: “non ci sono più le stagioni di una volta”, “si stava meglio quando si stava peggio”… e invece no! Vi ripeto: datevi da fare ed impegnatevi in prima persona!
Unitevi a chi già esiste invece di frammentarvi e reinventare qualcosa da capo… o creare l’ennesimo gruppo inutile su Facebook.
Per chi invece avrebbe voluto leggere nomi importanti ed episodi tra il gossip e la storia vera e propria, uno spazio come questo non è in grado di raccontare gli avvenimenti degli ultimi 15 anni senza dimenticare qualcuno… lascerò s loro solo pochi indizi a fondo pagina per scandagliare la rete… ma seguiteci e magari commentate qui sotto, fate qualche domanda.
Magari la scriveremo insieme.