Prodotto attraverso l’associazione culturale TiConZero (www.ticonzero.org) Paolo Sanna propone un CD realizzato in gran parte con percussioni, quindi sia batteria “classica” che percussioni etniche o comunque di altro genere, cui si aggiungono in diversa combinazione suoni di altri strumenti, come mbira, bull roarers, jew’s harp, rattles, shakers etc.
Il lavoro non segue una direzione stilistica precisa e ben definita, ma si avventura coraggiosamente in varie direzioni; il filo conduttore è difatti rappresentato fondamentalmente da un certo spirito di ricerca e sperimentazione, e dall’uso prevalente, come già spiegato, di suoni d’origine percussiva.
Il CD è formato da nove tracce, per una durata totale di circa 40 minuti, ed è introdotto da “Una Fila di Lumache”, brano di fattura semplice ma efficace in cui l’affascinante e ben registrato suono di un Daf suonato da Peppe Sanna conduce tra gradevoli e ritmiche atmosfere pan-etniche.
Il successivo “Brikbrak” appare quasi come un breve intermezzo, ed è caratterizzato da astratti e pseudo-caotici suoni di batteria e sonagli.
In “Nelson” tornano piacevolissime e delicate sonorità pan-etniche di memoria africana, grazie ad una bella parte di mbira nel cui finale si sovrappongono altrettanto gradevoli e delicati suoni di un aereofono, probabilmente harmonic whirlies.
Molto interessante anche il seguente “Iguana Rossa“ brano che inizia con il bel suono di un bull roarer, il quale, si dissolve in seguito lasciando spazio ad una lunga parte a base di jews harp, prima più lenta e quasi “d’atmosfera”, poi evidentemente più frenetica e ritmata.
“Kankosa (for Albert Ayler)” torna nuovamente su frammentarie e astratte improvvisazioni di batteria, a tratti d’impronta pseudo-jazzistica, che sinceramente ho trovato poco significative, seppure nella seconda parte il brano migliora decisamente, prendendo una piega meno caotica, più “statica” e più intelligentemente sperimentale, anche grazie all’aggiunta di altri strani suoni di sottofondo, quali drones e strìdii di materiali metallici.
Quindi “Wu Han”, un altro breve e piacevole interludio interamente costruito su un rumore continuo/circolare di suggestivi suoni di raschiati e strofinati materiali metallici.
“Argilla Gialla” propone nuovamente astratte e pseudo-caotiche improvvisazioni alla batteria; anche qui valgono le considerazioni già espresse a proposito di “Kankosa (for Albert Ayler)”, aggiungendo che in questo caso il brano inizia e si esaurisce in soli due minuti e cinquanta di durata, non lasciando spazio quindi a particolari variazioni e cambi di direzione.
Davvero splendido il penultimo brano, “Bronzina (for Don Cherry)”, magicamente costruito con studiate progressioni di cristallini suoni di cembali, profondi rintocchi di gongs, ipnotiche sequenze ritmico/melodiche d’altri sottili suoni metallici.
Senza dubbio la migliore traccia dell’intero CD, esprime l’aspetto più interessante, valido, originale ed emotivamente coinvolgente della proposta musicale di Paolo Sanna, ed è in questa direzione che desidererei l’artista puntasse con decisione nel suo prossimo futuro.
Quindi il brano conclusivo “Ghiaccio di Plastica”, e questa volta non me ne voglia il bravo Paolo Sanna se, con la stessa sincerità con cui fino ad ora ho elogiato ampie parti di questo CD, mi trovo costretto invece a spendere parole di decisa e assoluta disapprovazione e non certo per i secondari interventi di rumori percussivi, che rivestono per lo più ruolo di “sfondo” e riempimento, quanto per i caricaturali interventi vocali di Alessandro Olla che, purtroppo, costituiscono l’ingrediente di base dell’intero brano. Brano (cioè voce…) assolutamente inutile, inconsistente e di una banalità disarmante… e qui mi fermo prudentemente con gli aggettivi, perchè confesso di essermi addirittura “indispettito“ nel trovare un brano di questo genere incluso in un CD che invece reputo assolutamente serio, che considero di sicuro valore, e che avevo ampiamente apprezzato sotto tutti i punti di vista. Per fortuna (o per intelligente calcolo “strategico”…) il brano in questione è opportunamente collocato in chiusura, e quindi è possibile godere ininterrottamente l’ascolto del CD tenendosi ben pronti a premere il tasto di “stop” del lettore al termine dell’ottavo brano, per evitare di “distruggere”, con quanto viene a seguire, il piacere della mezz’ora abbondante d’ascolto appena trascorsa.
Giuseppe Verticchio http://www.giuseppeverticchio.it