Questo è già il quinto CD di Ilario Vannucchi ad essere pubblicato liberamente sul sito Didgeridoo.it.
Nuovamente un CD misurato nei sui soli 28:21 minuti totali di musica. Una “brevità” a vantaggio di un miglior ascolto e che non si avvale di brani aggiunti al solo scopo di allungare il minutaggio.
Ottimo anche il mixaggio adeguato a questi brani di stampo sperimentale che ha il pregio di non perdere il focus sulla “facilità” di ascolto.
In tutto il CD ho trovato un solo clip (probabilmente avvertibile solo in cuffia) ed una dissolvenza a cui avrei lasciato un pò più di tempo per sfumare
I brani si potrebbero definire quasi tutti di didgeridoo solo; nonostante in molti di essi compaia spesso della voce, utilizzata con differenti stili e qualche altro breve suono aggiunto, l’ascolto del “purista” non sarà affatto disturbato.
Il canto armonico, il canto ed altri effetti vocali sono ben realizzati. Non certo dei virtuorismi ma dei veri e propri supporti per tenere impiedi gran parte delle tracce. Il cantato in “sei mattine”, distante e riverberato, mi è sembrato un freddo e ingessato tipico di chi non canta di professione.
Su un solo brano compare un loop facilmente riconducibile ad un brano divenuto famoso alla fine degli anni 90 … di cui non svelerò il nome… ma era uno dei miei preferiti al tempo.
In generale ho apprezzato da subito la migliore equalizzazione che ha reso il suono del didgeridoo, ma anche della voce, più pieni dei precedenti senza perdere in brillantezza.
Ad un primo ascolto, solo per alcuni brani, ho avuto qualche dubbio sulla composizione del brano. Alcuni sembravano dare un’introduzione che sarebbe sfociata in un brano totalmente diverso, magari più scontato, da ciò che Ilario ha realizzato. Un secondo ascolto ha giovato al mio giudizio.
Mi è rimasto solo qualche dubbio sul brano “Lezione”, di cui appunto ho apprezzato l’introduzione ed avrei preferito un rafforzamento dopo di essa piuttosto che di un leggero calo.
Un altro dubbio che mi è rimasto, è proprio sulla scelta delle sonorità utilizzate nella chiusura del CD, una scelta probabilmente voluta che vede due voci al limite della dissonanza che, non posso negare, hanno colpito la mia attenzione.
Devo ovviamente citare alcune piccoli dettagli, che hanno dato corpo all’opera: uno scacciapensieri e la voce del piccolo Andrea, figlio di Ilario.
In ultimo ma non meno importante, un complimento per la scelta della copertina realizzata utilizzando i caratteri e stili “Google” famoso motore di ricerca, una contaminazione moderna che si slega fortemente dal finto tradizionalismo (perchè la musica tradizionale è ben altra cosa) che vede copertine così banali da raffigurare stereotipi Australiani o intitolare brani e CD altrettanto banalmente.
Pur avendo apprezzato i precedenti lavori di Ilario, questo nuovo, probabilmente, continuerò ad ascoltarlo più sovente e per più lungo tempo.
Andrea Ferroni http://www.andreaferroni.it