Devo fare una premessa, a me, il progetto Tupa Ruja piaceva già.
Non rientra ancora nella cerchia di quei pochissimi CD che riesco ad ascoltare ininterrottamente… ma, soprattutto questo ultimo, lo trovo piacevole ed equilibrato.
Soprattutto, ritenevo da subito che questo progetto fosse un progetto adeguato ad un pubblico ampio. Per ciò invitai Fabio e Martina a suonare sul palco del Didjin’Oz Forlimpopoli, ormai qualche anno fa, notoriamente un festival di didgeridoo importante, ma sempre con un occhio rivolto alla musica popolare in genere ed ai gruppi musicali di ampia formazione.
Detto ciò il mio commento su questo lavoro LIVE non poteva essere altro che positivo.
Darò un commento più globale del lavoro in sé.
Partendo dal didgeridoo, ogni tanto è un po’ indietro, questo Fabio già lo sa. In alcuni momenti è un peccato dato che è suonato con grande perizia, pulito, brillante, incalzante e ben incastrato con ogni strumento presente e soprattutto con la voce di Martina.
Ad ogni modo la bravura e la tecnica usata da Fabio in questo progetto live è moderata, contenuta e perfettamente adeguata al contesto.
Sulla voce faccio più fatica ad esprimermi dato che in parte è fuori dalle mie competenze, ma soprattutto perché la voce, a differenza di uno strumento, è soggetta a personalizzazioni. Ho fatto sentire questo ed altri CD a vari amici. Qualcuno la ama, qualcuno decisamente meno…
Ma ciò, tutto sommato, è un ottimo punto a favore. Solo la musica da ascensore e da supermercato deve poter passare totalmente inosservata.
Anche sui testi mi sono fatto qualche domanda.
Scrivere un testo è impegnativo e complesso. Ed è facilissimo cadere in banalità e luoghi comuni.
Per non parlare delle rime!
Si trova infatti su questo album, in “Quel che rimane” un rima con “castello” che, altrove la troverei quasi agghiacciante, ma nel contesto fiabesco e la sonorità tipica di molte musiche popolari potrebbe anche starci. In questo brano, si trovano anche la chitarra di Alessandro Chessa e Martina Lupi al flauto.
Proprio Alessadro Chessa è riuscito a inserirsi in un progetto già di per se stabile, aggiungendo una tessitura armonica più complessa rispetto alla monodia. Certo un ottimo vantaggio alla godibilità generale del progetto.
Al contrario qualche volta si sono usate termini meno consueti, complessi, e talvolta difficili da mantenere correttamente in metrica.
… ma personalmente preferisco il tentativo espressivo ad una rassicurante banalità.
Quindi, tra le mie preferite “Ti ho visto crescere” con un testo comunque interessante forse più per la sonorità delle parole, e per la melodia di impronta jazzistica, forse influenzata dalla cultura musicale del papà di Martina… o dal sassofonista unitosi per l’occasione. Nuovamente piacevole, perfettamente inserito nel contesto, senza mai una nota o un gesto fuori posto, Fabio ancora più misurato sembrerebbe assente, ma c’è.
Un testo piacevole per chi ama la canzone italiana “Realtà non è”, vale la pena ascoltarlo.
Tra i brani maggiormente apprezzati, anche “Tana Rossa” in una nuova versione leggermente “velocizzata” in cui il didgeridoo è suonato in maniera esemplare. Il riff ritmico, ostinato, si basa su una discreta capacità tecnica unita ad un ottimo gusto estetico. Anche qui, la melodia, invece più semplice, la rende più facilmente cantabile e memorizzabile (un po’ come i tormentoni estivi) e qui mi scuso per la mia banalizzazione usata per sintetizzare il concetto.
Ben suonato anche un brano con la tecnica del didj-horn, realizzata col didgeribone, tecnica assai raramente usata. Qui se ne trova un esempio in “Reminiscienze” che lo rappresenta al meglio.
Ascoltatelo.
Andrea Ferroni http://www.andreaferroni.it