Alberto Furlan (Treviso, 1975) scopre l’antropologia durante il corso di studi in Filosofia presso l’Universita’ Ca’Foscari di Venezia. Dopo un periodo di ricerca in Australia, si laurea con una tesi sul corpo e paesaggio delle popolazioni aborigene australiane (Venezia, 1999). Nel 2001 si trasferisce in Australia dove vive tra Sydney e Wadeye (Territorio del Nord). Nel 2005 consegue un dottorato di ricerca in Antropologia presso l’Universita’ di Sydney, con uno studio su tre generi musicali dell’Australia nord-occidentale. Adesso Alberto vive e lavora come antropologo consulente nel Territorio del Nord, Australia.
Andrea: Credo che iscrivendoti alla facoltà di Filosofia non avresti mai immaginato come il tuo percorso di studi si sarebbe evoluto. Innanzi tutto, che cosa ti ha attratto della cultura aborigena al punto di presentare la tua tesi di laurea su questo tema?
Alberto: Strano, come alle volte, tutto sia frutto di coincidenze. Ho scoperto l’antropologia solo verso la fine del secondo anno di studi. Prima ero interessato alla filosofia medievale e a quella teoretica. Tutto altamente astratto. Poi grazie ad un corso di antropologia filosofica (una sorte di mezzo tra le due discipline) mi sono interessato allo studio delle culture indigene. E’ capitato che il mio professore di tesi conoscesse una professoressa a Sydney, ed eccomi di partenza verso l’Australia, era il 1998.
Andrea: Che cosa ti ha spinto a proseguire i tuoi studi in Australia ed a trasferirti (direi stabilmente) in Australia?
Alberto: Dopo una ricerca di qualche mese in giro per le biblioteche delle università australiane, sono tornato in Italia e ho scritto la mia tesi di laurea. Poi il servizio civile. La decisione di tornare in Australia fu quasi immediata, volevo capire meglio e fare un’esperienza maggiormente profonda di conoscenza delle popolazioni aborigene. Fare un dottorato di ricerca a Sydney mi ha dato questa straordinaria opportunità. Vivere in Australia permette alcune libertà che in Italia sono difficili da ottenere. Diciamo che in generale e’ tutto molto piu’ semplice, anche se dopo un po’ ti mancano certe cose che solo in Italia si trovano. E non penso solo al cibo…
Andrea: A Cesenatico ho potuto vedere il rapporto di amicizia che avevi instaurato con i White Cockatoo, ciò che vorrei chiederti è, quali sono state le difficoltà nel farsi accettare pienamente dagli aborigeni?
Alberto: I primi tempi sono stati cauti, da entrambe le parti. La comunita’ di Wadeye e’ parecchio remota, e pochissimi antropologi hanno svolto ricerche presso di loro, quindi la popolazione aborigena non è abituata alla nostra presenza, come in altre parti d’Australia. Ma e’ tutta questione di attitudine ed ipende con che spirito ti butti in queste situazioni; quando la gente capisce che sei là per imparare da loro, e rispetti pienamente la loro cultura, diventa tutto piu’ facile.
Andrea Ferroni www.andreaferroni.it